Chambéry
Stessa cura, sia per lo spirito che per il corpo. Mentre sto scrivendo queste righe, quattro amici francesi stanno giocando a carte… In lontananza, una nenia triste e monotona, incomprensibile nelle parole, ma eloquente nella sua melodia: è la canzone d’un soldato negro che ricorda la sua gente, la sua terra, le sue tradizioni. Espressione primitiva, ma commovente per il sentimento che la anima. Fuori dall’ospedale, dalle finestre che sono poste alle mie spalle, scorgo strane montagne che si perdono tra le nubi. Su una di esse è stata collocata una croce. La chiamano “le Calvaire”.

Abbassando lo sguardo su Chambéry, osservo che i tetti delle case sono molto diversi da quelli genovesi:
