Bonneval-sur Arc, Hotel des Evettes
Mi sveglio in albergo. Mi medico i piedi. Poco dopo mi fa visita il signor Bruno, che ha diviso con me parte della traversata delle Alpi. Mi porta un po’ di caffè. Rimango a letto, ove riprendo a scrivere il presente diario, interrotto nei giorni precedenti. A Bonneval circola la voce secondo la quale le truppe Americane dovrebbero arrivare in giornata. Comincio a sperare di poter essere ricoverato in qualche infermeria degli Alleati, ove poter curare i miei poveri piedi piagati. Verso mezzogiorno, un medico del Maquis (F.F.I.) mi visita e mi dà il permesso di rimanere a Bonneval. Poco dopo, il signor Bruno mi porta, a letto, un piatto di agnolotti in un brodo di… acqua calda. Li ha confezionati lui stesso, insieme alla padrona dell’hôtel. Il signor Bruno è molto gentile: vuole servirmi come un buon cameriere ed io gli sono molto riconoscente. Faccio un impacco ai piedi; poi, un po’ sollevato, mi sfogo scrivendo.
Due odiosi pseudo dottori italiani, con tanto di tre stellette (capitani?), dopo una visita sommaria, vorrebbero costringermi a sloggiare dall’Hôtel des Evettes. Vengo assalito da forti dolori viscerali e, nonostante gli stimoli non riesco a liberarmi. I piselli che avevo mangiato, forse a causa del freddo e delle fatiche, si sono trasformati in un tappo durissimo che mi occlude il retto. Sono costretto a liberarmene, procurandomi un’emorragia all’ano. La sera, la signora Cusino, proprietaria dell’hôtel, mi fa prendere due tazze di minestra. Sembra che i partigiani armati abbiano ricevuto l’ordine di rientrare in Italia (in val d’Ala), ma che si siano rifiutati.