Sul crinale
Alle 6, in marcia. Ho il piede sinistro piuttosto gonfio e me lo medico alla meglio. Dopo molte ore di cammino, accompagnato dal signor Bruno – che ha tutta l’aria di essere un ebreo – riesco a raggiungere il crinale. Poi, a prezzo di sforzi indicibili, precedo il gruppo, al quale s’è unito il signor Bruno, e supero la zona rocciosa. Walter e il suo amico, ch’erano andati in avanscoperta, tornano al rifugio dove mi sono riparato e comunicano a me e agli altri che il passo è invalicabile a causa della tormenta. Siamo, quindi, costretti a riprendere il cammino. Nessuno riesce a trovare il sentiero che conduce ai passi praticabili sui ghiacciai… Mangio qualcosa, sotto la neve che cade abbondante. Intorno a me avvengono scene di panico.
– Abbiamo perso la pista giusta e stiamo gelando -. – Non ce la facciamo più… torniamo alle grange -. – Stiamo seguendo le impronte che abbiamo lasciato sulla neve un quarto d’ora fa… Siamo tornati sui nostri passi -.
Io proseguo in quel turbine candido, in silenzio, insieme ad altri che, sebbene esausti, non si son persi d’animo. Finalmente un alpigiano, che è sicuramente un contrabbandiere, giunge in nostro soccorso e ci fa da guida. Dopo un tragitto che ci sembra eterno, il contrabbandiere ci annunzia: – Siamo arrivati in Francia -. In quel candore non esistono confini. Dopo il nevaio, incontriamo ghiacciai e crepacci azzurrini e quasi violacei… Verso le 19, mi accascio a terra, sotto lo zaino, e mi addormento. Sogno d’essere comodamente seduto davanti al caminetto della mia casa paterna, a san Martino, e di godermi in pace un bel calduccio. Ma, d’improvviso, provo acutissimi dolori alle spalle. Mi sveglio, sentendomi scuotere violentemente. E’ un partigiano che vuole rianimarmi e mi solleva da terra. – Stai per assiderare… reagisci… sostieniti a me… ti aiuterò a raggiungere la prima grangia dove non sarai più in pericolo.-. L’uomo al quale devo la vita rimarrà per me sconosciuto. Ricordo soltanto che qualcuno mi disse ch’era un Veneziano, di nome Beppe e che, prima di far parte delle formazioni partigiane, era pompiere a Milano. Con l’aiuto di Beppe, riesco a raggiungere una grangia e a sdraiarmi su un po’ di fieno. Il mio salvatore mi saluta e sparisce nel buio… Dopo qualche ora, giungono il dottore e quattro feriti che si stendono accanto a me. Fuori la tormenta è cessata.