Un po’ di humor

Chambéry

Trovo posto in una camera a 8 letti, 6 dei quali sono occupati da degenti italiani. Ai miei nuovi compagni racconto il romanzo umoristico Gustavo il Buonalana di de Kock[1], ottenendo uno strepitoso successo. Un medico mi visita e mi prescrive una terapia per la “colite”.

[1]  Questo libro mi era stato dato in lettura, a Genova, da Mario Giolli.

Mario Giolli torna in Italia

Bonneval-sur Arc, Hotel des Evettes

Durante la notte, Miki, armato di mitra, ha dormito per terra, sdraiato davanti alla porta della mia cameretta, che ha chiuso a chiave dall’interno. Verso le 11, viene Griša, accompagnato dall’infido Boni. Regalo a Griša un paio di calzoni. Alle 14, mangio un pezzo di pane e un’orribile minestra (acqua, patate crude e un pezzetto di carne durissima). Il buon Griša, dopo un po’, mi porta un altro pezzo di carne lessa, mangiabile. Sfogliando una grossa rivista francese, mi colpiscono alcune belle illustrazioni raffiguranti castelli, palazzi, chiese gotiche. Apprendo con dolore che Mario Giolli, non volendo lavorare per i Francesi a Lanslebourg, è stato costretto a tornare in Italia, senza potermi salutare. Mi riprometto di scrivere alcune considerazioni sul duro trattamento riservato dai maquis (F.F.I.) nei confronti dei partigiani italiani.

Combattimenti a Cantoira

Forno

Mi sveglio alle 8. Mi comunicano che i nostri sono impegnati in combattimento nella zona di Ceres – Procaria – Fe – Cantoira. Giungono nel mio ospedaletto una quindicina di Patrioti feriti. Alla sera, io, Mario Giolli, Griša, Pippetto, i due della polizia di Pessinetto e Nuccio ci consoliamo con una cenetta e una buona bevuta. Ernesto ed Enzo Lunghi, insieme a Rami e a Geggi, sono partiti per Chialamberto… La sera, sempre a letto, in albergo. Ho perso la scommessa con Rami: Torino non è ancora liberata.

Leggendo Cardarelli

Forno

Quanti giorni sono trascorsi dal momento in cui abbiamo lasciato i nostri cari! Durante la mattinata… sogniamo il nostro ritorno a Genova liberata dal Fascismo… Continuiamo a rifugiarci nella lettura di Cardarelli. A mezzogiorno, un buon desinare con minestra, spezzatino, ricotta e polenta. Mi ripeto con insistenza il tema del Buffone di Prokofiev. Oggi il tempo è piovoso e tutto intorno è triste. Il prof. Sobrile mi ha invitato per domani sera. Alle 22,30, la signora dell’Anconetano mi offre una minestra che mi ristora. Quindi, a letto, sempre all’albergo.

I fascisti a Viù

Forno

Alle 11, mi alzo, mi sbarbo e quindi, zoppicando, mi reco in “caserma”, ove consumo il rancio. Le notizie radiofoniche affermano che gli Alleati sono entrati in territorio tedesco, mentre in Francia hanno occupato Le Havre. Nella nostra zona, sembra che i Fascisti avanzino in val di Viù. Altro che abbandonare Torino! Io e Mario Giolli rievochiamo i nostri tre mesi di vita partigiana in Piemonte. Gli leggo alcune ispirate poesie di Vincenzo Cardarelli che egli, con mia grande soddisfazione, apprezza molto. Continuo a dormire in albergo.

Un pianoforte

Forno

Sono costretto a letto da forti dolori al piede sinistro. Dalla camera dell’albergo do disposizioni a Mario Giolli affinché, in mia assenza, sistemi gli ammalati e i feriti nella nuova infermeria provvisoria. Alle 11 circa, pane, toma e ricotta speciale! Poi una stupenda polenta, preparata dalla cucina dell’albergo. Verso le 17, sento suonare il pianoforte dell’albergo. Dalla mia camera odo un tocco ora incerto, ora più sicuro. Incuriosito, mi alzo e, a stento, scendo per vedere chi sia il timido suonatore: è una ragazza, assai graziosa che ora suona spigliatamente canzoni, ora incespica su temi di Chopin. Vicino a Laura, così si chiama la fanciulla, siedono una sua amica e uno studente di medicina che fa parte della XVIIIª brigata Garibaldi. Tentato dal pianoforte, mi siedo allo strumento e accenno qualche tema di Chopin, di Ciaikovsky, di Dvořàk e finisco per abbandonarmi all’improvvisazione: la visione di quella ragazza, così carina, mi ricorda le ore liete di Genova… Il dottore fa una visita all’ospedale e Mario Giolli mi sostituisce validamente, mentre io, sempre sofferente, continuo a rimanere in albergo, quasi sempre a letto. Giunge notizia che i Tedeschi abbiano lasciato Torino…

Di nuovo a Forno

CantòiraForno

Dopo aver percorso a piedi il tragitto da Cantoira a Forno, Mario ed io, sfiniti, veniamo nuovamente invitati dal dottor Zucchetti e dal colonnello Rossi. Quest’ultimo ci regala altre 2 bottiglie di vino, 2 scatole di piselli, patate e salsa di pomodoro. Verso sera incontro Talin e Bologna, capo di stato maggiore partigiano, entrambi trattenuti in attesa di processo! Dopo aver salutato il dottor Zucchetti e il Colonnello Rossi, Mario Giolli rientra in “caserma”, mentre io, sofferente al piede, alloggio nell’albergo di Forno in una stessa camera con Griša , che mi fa da guardia del corpo… Ma, a causa della tremenda puzza di piedi del simpatico amico, costringo l’ex calzolaio ad abbandonare il letto accanto al mio e ad allontanarsi il più possibile sdraiandosi su una stuoia, presso la porta della camera.

Una spia?

Cantòira

A Cantoira, incontro con Miki e i profughi provenienti da Corio. Tra questi l’infido Boni, mio commilitone alla XVª  compagnia di Sanità nel R. E., a Genova, che, fino ad alcuni mesi fa, conoscevo come un fervente fascista. Da Boni ho saputo che Enzo Fichera, mio caro amico e commilitone a Genova, studente di medicina e fervente ammiratore della filosofia di Giuseppe Rensi, è attualmente vicecomandante partigiano a Chiavari; mentre molti altri studenti di medicina, già appartenenti alla XVª compagnia di Sanità, hanno aderito alla repubblica di Salò e sono stati trasferiti, insieme al Corpo, da Genova ad Acqui (Alessandria): tra questi Giannetto Fieschi e Giancarlo Garneri! Boni mi racconta di trovarsi da una ventina di giorni tra le file partigiane. Non so se sia una spia fascista e se ci abbia raggiunto per opportunismo, ritenendo imminente la fine della repubblica di Salò e della Germania Nazista e se, cambiando bandiera, speri di farsi una nuova verginità. Sempre a Forno, Mario ed io siamo invitati dal colonnello Rossi, nella sua villetta. Questi ci offre da fumare delle sigarette Calypso e ci regala due bottiglie di vino squisito.

Arrivano i Repubblichini

Ospedale di Richiardi

Giunge notizia che i Russi sono entrati in Jugoslavia. Ma, vicino a noi, i repubblichini hanno raggiunto Ceres e Pessinetto. Per consolarci un po’, io e Mario Giolli andiamo a bercene una butta e a mangiare un po’ di pane e formaggio. Dopo il frugale spuntino, accuso un forte mal di testa e… molto appetito. Scrivo a macchina alcuni dei presenti appunti. Per domani si prevede un attacco dei repubblichini. Ci prepariamo quindi a spostarci verso il confine francese. Alla radio ascolto la Patetica di Ciaikovsky. E, prima di dormire, facciamo una partita a scopone: io e Pippetto di Sturla contro Mario Giolli e Griša…

Pippetto

Albergo Centro, Cantòira

Sveglia alle 9. Mario Giolli, Enzo Lunghi e Pippetto[1] sono ritornati dalla Crocetta. All’albergo Centro apprendiamo notizie sulla situazione militare nel Canavese. Alle 19, ceniamo con i reduci del passo della Crocetta; quindi, invitato da Mario Giolli e dagli amici, fraseggio al pianoforte dell’albergo i temi principali del 1° Concerto di Chopin.

[1]  E’ un recente acquisto della nostra formazione, un genovese, figlio di un macellaio di Sturla. Altro genovese conosciuto in quei giorni è Sturla (nome di battaglia di Silvio Malagòli), ottimo ragazzo che, a guerra conclusa, fu donatore di sangue e gioielliere. Per aver ospitato a casa sua alcuni amici che, a sua insaputa, appartenevano alle Brigate Rosse, venne processato e condannato al carcere.