Sono costretto a letto da forti dolori al piede sinistro. Dalla camera dell’albergo do disposizioni a Mario Giolli affinché, in mia assenza, sistemi gli ammalati e i feriti nella nuova infermeria provvisoria. Alle 11 circa, pane, toma e ricotta speciale! Poi una stupenda polenta, preparata dalla cucina dell’albergo. Verso le 17, sento suonare il pianoforte dell’albergo. Dalla mia camera odo un tocco ora incerto, ora più sicuro. Incuriosito, mi alzo e, a stento, scendo per vedere chi sia il timido suonatore: è una ragazza, assai graziosa che ora suona spigliatamente canzoni, ora incespica su temi di Chopin. Vicino a Laura, così si chiama la fanciulla, siedono una sua amica e uno studente di medicina che fa parte della XVIIIª brigata Garibaldi. Tentato dal pianoforte, mi siedo allo strumento e accenno qualche tema di Chopin, di Ciaikovsky, di Dvořàk e finisco per abbandonarmi all’improvvisazione: la visione di quella ragazza, così carina, mi ricorda le ore liete di Genova… Il dottore fa una visita all’ospedale e Mario Giolli mi sostituisce validamente, mentre io, sempre sofferente, continuo a rimanere in albergo, quasi sempre a letto. Giunge notizia che i Tedeschi abbiano lasciato Torino…