Salutiamo “Paolo” (Antonio Giolitti), sempre degente all’Ospedale (“Hotel Europe”) e il suo salvatore “Francone” (Franco Borla), al quale, a seguito delle gravi ferite riportate, sono state amputate entrambe le gambe.
Salutiamo pure il signor Carnevale, che mi regala un vestito giallo, da me successivamente indossato per molto tempo.
Un addio anche a Cuccato.
Al “Pavillon”, durante l’attesa del treno, un prigioniero tedesco ci osserva lungamente e infine scoppia in una lunga risata. Ci chiediamo se sia per scherno, per invidia, o per presagio…
Partiamo da Aix-les-Bains alle 12,30.
Sopportando un viaggio reso terribile dal freddo e dalle continue dispute con Grassini, giungo a tarda sera a Lyon, dopo aver transitato per Grenoble, la patria di Stendhal, che mi è apparsa triste e infossata tra alte montagne.
Nel giardino antistante la Stazione ferroviaria, abbandono il mio bastone, compagno fedele e prezioso sostegno durante la traversata delle Alpi, sul quale avevo inciso il nome di “M.”.
Otteniamo dal “Bureau de la Place” un’autorizzazione per dormire all’ “Hôtel Porchet”.
Trascorriamo una nottata pressoché insonne, a causa di un freddo polare.
Quando ci alziamo e guardiamo dalla finestra, scopriamo che Lyon è ricoperta da una spessa coltre di neve.
Di buon mattino, ci rechiamo al “Bureau de la Place” per ottenere il lasciapassare alla volta di Marsiglia, ma, durante la mattinata, veniamo rinviati da un “bureau” all’altro, senza riuscire nel nostro intento.
Durante il pomeriggio, faccio una passeggiata, da solo, per le vie di Lyon, dopo aver litigato ancora una volta con Grassini.
Lione mi appare come una città molto grande, attraversata da due imponenti fiumi, con bei palazzi, belle chiese e dotata perfino di una piccola torre Eiffel.
Sulla Saona e sul Rodano erano stati gettati bellissimi ponti che i Tedeschi, in ritirata verso il Nord, hanno fatto saltare; solo alcuni sono stati resi transitabili provvisoriamente dal Genio francese.
Continua a nevicare. Nell’attesa che giunga il momento di ritirare il “lasciapassare” per Marsiglia, sempre solo, mi spingo fin sotto i portici dell'”Opéra”. Vi sono esposti i programmi delle rappresentazioni di quei giorni: “Lakmé” di Délibes – “Werther” e “Manon” di Massenet e “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini.
Su un manifesto dell'”Opéra” leggo:
“Spectacle entièrement réservé à l’Association: Art et Théâtre pour tous”: pas de locations: “Lakmé” (Gallica contraddizione).
Dopo aver finalmente ottenuto dal “Bureau de la Place” il biglietto ferroviario di 1ª classe per il tragitto Lyon-Marseille, me ne vado al cinema ove proiettano un film musicale: “Cento uomini e una ragazza (in francese: “Deanne Durbin et ses boys”, con Deanne Durbin e il celebre direttore d’orchestra Leopold Stokowsky). Ho così la gioia di ascoltare la “2ª Rapsodia Ungherese” di Franz Liszt e il Preludio atto III del “Lohengrin” di Richard Wagner, nella smagliante esecuzione della Filarmonica di Filadelfia, nonché la “Toccata e Fuga in re min.” di J.S.Bach, nella splendida interpretazione pianistica di Stokowsky.
All’uscita dal cinema, acquisto in una cartoleria – pochi istanti prima della chiusura del negozio – alcune belle cartoline a colori, riproducenti ritratti di Brahms, Chopin, Mozart e Schubert.
Ritorno all’ “Hôtel Porchet”, ove pernotto.